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Addio a Piero Ottone
firma del giornalismo


18-04-2017

L'ex direttore del “Corriere” è deceduto la vigilia di Pasqua a Camogli. Una vita la sua caratterizzata anche dalla passione per il mare e la vela.

Addio a Piero Ottone
firma del giornalismo

Per trascorrere gli ultimi giorni ha voluto una camera che guardasse sul mare. Quel mare che era sempre stato uno dei grandi amori della sua vita. È morto così Piero Ottone, alla vigilia di Pasqua, nella sua casa di Camogli dove risiedeva da tempo. Genovese, aveva 92 anni marcati da due grandi passioni: il giornalismo e la vela. La prima più nota, anche perché è stato uno dei maestri di questa controversa professione, coltivata fin da ragazzo.

Un talento innato il suo che lo ha portato presto a bruciare le tappe nelle redazioni in un crescendo di incarichi che da corrispondente prima da Londra e poi da Mosca lo hanno proiettato fino alla direzione del Secolo XIX e poi a quella del Corriere della Sera in uno dei periodi più difficili della storia repubblicana. Anni di piombo che ha affrontato con spirito laico, indipendente e con impegno civile, senza timore di fare scelte controcorrente, come quella di far diventare Pier Paolo Pasolini una delle firme del Corriere. Sfoggiava aplomb inglese e autoironia Ottone, che diceva: «Ho l’impressione che ci si ricorderà di me solo per due cose: per Pasolini e per aver dato spazio e dignità alle previsioni meteo».
E in quest'ultima iniziativa c'è sicuramente l'indole del velista. Una passione quella per le barche coltivata fin da piccolo sulle derive: il Beccaccino, l'Alpa S, il 470 per poi passare ai cabinati, come l'Arpège e quindi al "Ciaika IV", l'amato Solaris 39 col quale ha percorso in lungo e il largo il Mediterraneo e anche affrontato l'Atlantico.

Ottone diceva che per lui la barca era come la “querencia” del torero, l'angolo in cui sentirsi al sicuro, e questo pure se sperimentò il trauma del naufragio. Era il 1992 e andò in secca al largo delle coste del Marocco, vicino Casablanca, distruggendo la barca. Un'esperienza poi raccontata nel libro  “Naufragio", uno dei tanti scritti nella sua lunga vita. Apprezzava anche "Bolina". La nostra piccola rivista gli piaceva per l'aspetto essenziale, pratico, i pochi fronzoli. E in diverse occasioni vi ha scritto raccontando le sue esperienze di mare o intervenendo su temi di attualità. Mostrando anche qui di saper andare, se voleva, controcorrente.

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