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L'uragano "Ivan" colpisce barche italiane


21-09-2004

È passato sull'isola di Grenada considerata fuori dalle rotte dei cicloni, distruggendo città e strutture nautiche. Ora è nell'entroterra Usa degradato a depressione. Sono al momento circa 60 le persone decedute a causa di Ivan.

L'uragano "Ivan" colpisce barche italiane
L'isola di Grenada è stata completamente distrutta dal passaggio dell'uragano Ivan. Fatto completamente insolito e per l'intensità dell'uragano e per il fatto che Grenada è considerata al di fuori delle rotte di questi fenomeni. A riprova di ciò da quando la metereologia è diventata una "scienza" (dalla fine dell'800) un solo uragano e non di forza distruttiva era passato su Grenada. Il giorno 3 settembre l'uragano Ivan si e' formato in posizione 9N 30W. Le previsioni degli uffici metereologici americani che seguono abitualmente questi fenomeni ne pronosticano un movimento per WNW e nei giorni seguenti viene da loro previsto che sarebbe passato sulla Martinica. A dispetto di queste previsioni Ivan continua a seguire una rotta per W anche se tutti i giorni i bollettini insistono nel prevedere una sua deviazione per NW. Molte barche che erano in Martinica cominciano l'esodo tradizionale verso le acque piu' sicure di Grenada. Ivan non intende ragioni, se ne infischia della statistica e continua la sua rotta verso W approfondendosi sempre più fino a raggiungere la categoria 3. Il giorno 7 settembre il centro dell'uragano passa a 10 miglia a Sud della costa meridionale di Grenada. L'areoporto dell'isola registra 121 nodi di vento. Una vera apocalisse. Numerose le barche danneggiate o distrutte completamente e purtroppo fra di loro anche molte barche italiane. A St. Georges, nella laguna le due marine sono completamente distrutte, molte barche sono affondate e almeno una cinquantina sono "spiaggiate" sulle rive della baia. Due le barche italiane il "Minnehaha" di Pio e Alessandra che ha superato la tempesta quasi indenne e il "Red Angelina" di Giuseppe che viene invece spinto verso riva e va a coricarsi sul prato antistante il Foodland. A Hog Island Paolo e Alessandra decidono di infilare la prua del loro "Nomade" fra le mangrovie assicurando la poppa con tutte le ancore. La furia del vento ha sbattuto più volte lo scafo contro le mangrovie ma a parte pulpiti e candelieri piegati non ha subito seri danni. La stessa opzione è stata fatta da Federico di "Evasion" e anche lui ne è uscito con pochi danni superficiali. Nel cantiere di Prickley Bay, che ospitava numerosissime barche in secca (fra cui parecchie italiane), neanche un monoscafo è rimasto in piedi, fra questi vi sono "Zulu" di Peppe (nonno Peppe) e Loretta, "Bellamossa" di Flavia e Massimo e il "Lievaf" di Giancarlo. Purtroppo queste barche hanno subito la rottura dell'albero e danni allo scafo ancora da quantificare. La marina dei Moorings a Secret Harbour è completamente distrutta con la maggior parte delle barche affondata. Qui vi era il "Maxima" di Giancarlo e Allegra di cui purtroppo non abbiamo notizie. Nel cantiere di St. David, nella parte piu' orientale dell'isola, sembra che sia andata meglio e almeno il 50 per cento delle barche è rimasto in piedi. È una settimana che Ivan ha devastato l'isola, i servizi essenziali quali luce e acqua non sono ancora stati ripristinati, i telefoni lavorano a singhiozzo.. Tuttora regna l'anarchia con bande armate che imperversano e saccheggiano negozi, banche, case, barche ...tutto ciò che incrociano nelle loro scorribande. Le autorità hanno dichiarato il coprifuoco ma non sono assolutamente in grado di mantenere l'ordine. E' stato distrutto il 90 per cento delle costruzioni fra queste il carcere che è letteralmente esploso liberando tutti i prigionieri. Sino al giorno d'oggi, 15 settembre, sono stati contati 30 morti, ma il numero delle vittime è quasi sicuramente destinato a salire. Rita e Enzo Russo da bordo del "Tatanai" Ivan il Terribile - È stato subito soprannominato "Ivan il Terribile", come il celebre zar moscovita, per la violenza e le devastazioni di cui è capace, l'uragano che in quesi giorni si è abbattuto sull'oceano Atlantico. Con venti massimi che hanno superato i 300 km/h (oltre 160 nodi) e onde alte otto metri, il ciclone è stato classificato dal Centro Nazionale Uragani di Miami, Usa, come un "Forza 5" che nella scala di misurazione Saffir - Simpson indica l'ultimo grado, quello a cui appartengono gli eventi con potenza catastrofica. Ed è proprio una scia di distruzione che "Ivan" con il suo diametro di 500 chilometri ha finora lasciato dietro di sè: oltre cinquanta i morti, ancora incalcolabile il numero di feriti, villaggi e abitazioni rasi al suolo, milioni di persone costrette a evacuare dalle proprie case. Dopo aver completamente devastato l'isola di Grenada, nelle isole Antille, e aver scatenato la sua furia su Trinidad e Tobago, sulla costa venezuelana, il ciclone si è abbattuto sulla Repubblica Dominicana; da qui a una velocità di 20 chilometri l'ora ha proseguito la sua marcia in direzione Ovest/Nord Ovest investendo la Giamaica e le isole Cayman. L'aeroporto di Gran Cayman, l'isola più grande dell'arcipelago, è stato completamente sommerso. Dopo aver graziato l'isola di Cuba e la Florida che erano già in stato di allerta, l'uragano ha beffato le previsioni dei meteorologi cambiando rotta e ora stà puntando verso la penisola messicana dello Yucatan. Qui le autorità locali hanno decretato l'allarme rosso, chiuso scuole e uffici pubblici e già evacuato 10.000 turisti. La navigazione lungo tutto il canale della regione è stata vietata e le acque sono pattugliate dalle navi della marina militare. (Dav.In.)

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