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Giappone:
aria contaminata
in alta quota


16-03-2011

Le ripercussioni dell'esplosione della centrale di Fukushima. Parte della radioattività dispersa potrebbe essere convogliata negli strati superiori dell'atmosfera.

Giappone: 
aria contaminata 
in alta quota
Aggiornamento del 16 marzo 2010 - L'intensità e la gravità degli incidenti nucleari in atto in Giappone, con la fuoriuscita di Cesio 137 e Iodio 131 e la conseguente immissione nell'atmosfera di queste particelle radioattive, ha portato il livello di radiazioni al valore di 400 milliSievert (mSv); si consideri che un anormale radiografia ne comporta 1 mSv e la media del fondo naturale è di 2,4 mSv: la quantità di radiazioni è, quindi più alta di circa 400 mSv rispetto al normale. La velocità di immissione nell'atmosfera, le quantità e le attuali condizioni meteorologiche nell'area ed al suo contorno fanno pensare che il portato particellare venga immesso nelle normali correnti atmosferiche (onde corte/sistemi di tempo) e, pertanto, preso nel flusso dei venti a 4000 - 5000 metri di quota. A conti fatti, queste masse d'aria potrebbero raggiungere il Mediterraneo in 10 giorni circa, da oggi. Nel primo percorso sul Pacifico, però, incontreranno un ampio sistema depressionario, con fronti e perturbazioni; questa situazione, con le piogge correlate, potrà effettuare una deplezione dell'aria, portando in superficie, prima di raggiungere le coste occidentali americane, gran parte delle particelle radioattive. Successivamente, tali masse d'aria dovranno attraversare l'Atlantico, ove, sono previsti altri sistemi di perturbazioni e, quindi, una successiva deplezione dell'aria. 14 marzo 2011 - L'esplosione della centrale di Fukushima (Giappone, 200 km a nord di Tokyo) del giorno 12 marzo, è stata classificata di livello 4 nella scala International Nuclear and Radiological Event Scale (Ines), creata dalla IAEA (International Atomic Energy Agency, Vienna, Agenzia specializzata dell'ONU per l'energia atomica). Questa scala divide gli eventi in sette livelli: il livello 4 è considerato un incidente con conseguenze locali, mentre gli ultimi due (6 e 7) indicano casi gravi e molto gravi (Cernobyl, Ucraina, 1986, livello 7; Three Mile Island, Usa, ove si verificò la fusione del nocciolo, livello 5). I tecnici, dato il blocco dell'acqua di raffreddamento delle barre di controllo e la rapida salita della temperatura nel nocciolo con conseguente pericolo di fusione dello stesso, hanno fatto fuoriuscire il vapore, ma la struttura ha ceduto e si è verificata una perdita di idrogeno che, entrando in contatto con l'ossigeno dell'atmosfera, ha causato una forte esplosione: si è verificata una perdita di Cesio 137 (emivita, pochi giorni) e di Iodio 131 (emivita, 8 secondi), una nube di pioggia molto fine si è alzata in cielo, contaminando l'aria. È attualmente presente il pericolo per altre due centrali nucleari, per le quali persistono difficoltà nel raffreddamento delle barre. Le condizioni dell'atmosfera al momento del primo incidente, nell'area interessata, mostravano una stabilità dell'aria, con limitata convezione verso gli strati più alti. Questo non toglie, però, che una certa quantità di massa d'aria venga convogliato, per cause naturali, nel flusso di correnti alla quota di circa 5500 metri, diretto da ovest verso est. A quella altitudine esistono delle onde lunghe, dette onde di Rossby, le quali, in un numero variabile da 3 a 6, circondano,viaggiando, tutto il pianeta. Ad esse sono sovrapposte delle "onde corte", alle quali, in superficie, sono associate le perturbazioni. La mappa allegata è una carta a 500 hPa (5500 mgp), dell'emisfero boreale, riferita alle ore 12.00 Utc del giorno 12. In ogni stagione, ognuna delle suddette onde lunghe ha una velocità ben definita. Ammesso, quindi, che una certa quantità d'aria contaminata sia stata inglobata in una di queste onde, essa raggiungerebbe il Mediterraneo in 115 giorni, ossia il 7 di luglio. È necessario, però, vedere cosa accade a questa massa d'aria durante il suo viaggio: attualmente, l'Oceano Pacifico centro Nord è interessato da un ampio e complesso sistema di basse pressioni che, con le sue perturbazioni e le piogge associate, può far perdere all'aria, in mare, gran parte della sua contaminazione. Prima di giungere alle nostre longitudini, quindi, l'aria deve compiere un lungo e periglioso (meteorologicamente parlando) viaggio da Ovest verso Est, che ne può ridurre il potenziale radioattivo. Resta sempre imperativa l'attività di controllo e misura. Nei luoghi dell'incidente, la situazione rimane molto seria. Il problema generale è un altro: allo stato attuale dell'arte, la sicurezza delle centrali nucleari è molto lontana e la scala di virulenza degli eventi naturali è tutt'altro che prevedibile. Non appare saggio disincentivare uso e ricerca nell'ambito delle energie rinnovabili e non insistere in una diffusione della cultura di risparmio energetico. Gian Carlo Ruggeri (Meteorologo)

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