La Russia ha dimostrato di essere in grado di interrompere i segnali trasmessi dai sistemi satellitari. Uno scenario inquietante per il moderno navigante
È noto che gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina si riflettano anche nel diporto nautico. A partire dalla vela sportiva e dall'esclusione degli atleti russi e bielorussi dai Giochi Olimpici a meno che non partecipino come neutrali e indipendenti. Un iter, quello di questa parziale inclusione voluta dal Consiglio di World Sailing, ancora poco chiaro e che secondo il presidente della Federazione vela russa Sergey Dzhienbaev non avrebbe raccolto alcuna adesione tra i campioni dell'ex Unione Sovietica. Anche perché tale pratica richiederebbe il pagamento di una importante somma di denaro da parte del candidato.
"Secondo informazioni non verificate – ha dichiarato Dzhienbaev – si tratta di circa 5.000 euro e non escludo che un nostro atleta, che riesca comunque a iscriversi alle regate, possa essere allontanato l'ultimo giorno per mancato rispetto dello status di neutralità”.
Ma Olimpiadi a parte una nota ben più inquietante arriva dal Mar Baltico dove a partire dal 31 marzo 2024 la Russia avrebbe lanciato un attacco di 63 ore ai segnali Gps. Ciò grazie ad apparecchiature in grado di interrompere tutti i sistemi globali di navigazione satellitare, compreso l'europeo Galileo.
Il disturbo del segnale statellitare, noto anche come "Gps jamming", si ripete a fasi alterne da gennaio e ha coinvolto oltre 1.600 aerei, non solo in Ucraina, ma anche in Polonia, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia, Lettonia e Lituania.
Lo stesso sta accadendo in Medio Oriente dove Isdraele per proteggersi da potenziali attacchi iraniani ha attivato il suo Gps Jamming con l'obiettivo di disorientare il sistema di guida satellitare di missili diretti sul proprio territorio. In conseguenza di ciò il paese è oggi in tilt perché tutti i sistemi di tracciamento satellitare, anche banalmente quelli degli smartphone, sono fuori uso.
È evidente che se simili blackout si verificassero nelle aree costiere, i diportisti non potrebbero più rilevare la propria posizione sul chartplotter, né ricevere e trasmettere dati Ais accurati, e tanto meno programmare la rotta del pilota automatico. Senza contare che un black out di tecnologie come Vhf Dsc, Epirb, Plb o beacon Ais, metterebbe in serio pericolo chi dovesse trovarsi in situazioni di distress.
Il settimanale statunitense Newsweek ha riferito che secondo l'intelligence statunitense l'origine dell’ultima massiva interferenza sia Kaliningrad, un’enclave russa tra Polonia e Lituania con accesso al Mar Baltico; già i primi di marzo un aereo della Royal Air Force in volo tra il Regno Unito e la Polonia aveva riscontrato interruzioni nel segnale Gps proprio in quell'area.
Tutto ciò mostrerebbe da parte della Russia una straordinaria abilità tecnologica che ha messo in allarme gli ambienti militari della Nato che al momento sembrano impreparati a fare fronte a questo genere di attacchi.
Dovremo dunque davvero rassegnarci a fare un salto indietro nel tempo e affidarci ad altra strumentazione come hanno fatto a Dover, in Inghilterra, dove a supporto dei Gps è tornato in servizio il Loran (sistema di radionavigazione che determina la posizione di una nave sfruttando l'intervallo di tempo tra segnali radio trasmessi tra questa e tre o più stazioni a terra)?
Al momento sembrerebbe di no. Difficile che l'interferenza attribuita alla Russia possa raggiungere le nostre latitudini. Ma tutto ciò vale comunque una riflessione sull'ormai conclamata dipendenza del genere umano, e in particolare dei naviganti, dall'elettronica.
Nella speranza che la pace si diffonda al più presto come una benefica pandemia in un mondo sempre più dilaniato da guerre fratricide, un ritorno all'analogico, almeno sul piano didattico, forse per chi va per mare non sarebbe una mossa sbagliata.