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Porti inquinati
è allarme in Italia


20-12-2023

La campagna "Facciamo respirare il Mediterraneo" evidenzia la crescente quantità di biossido di azoto nelle nostre città di mare

Porti inquinati
è allarme in Italia
Le città di mare esercitano indubbiamente un grande fascino, soprattutto tra noi velisti che in darsene a ridosso dei centri urbani, vediamo ormeggiate le nostre belle barchette. Ma a quanto pare la frequentazione di alcuni tra i più importanti centri marittimi nostrani, non fa per niente bene alla salute. Insieme allo iodio che arricchisce l'atmosfera delle città di mare, vi è infatti una sempre crescente quantità di biossido di azoto (NO2) derivato dalla combustione dei carburanti fossili diesel e, in particolare, dai motori delle navi. A rilevarlo la campagna internazionale di quattro settimane Facciamo respirare il Mediterraneo promossa da una rete di associazioni ambientaliste di Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e Italia. Da noi a prendere le redini dell'iniziativa è stato il comitato Cittadini per l'Aria.
 
I porti di Reggio Calabria, Napoli, Livorno, La Spezia, Genova, Savona, Chioggia (Venezia) e Ancona sono nel nostro paese gli indiziati principali. 
A Villa San Giovanni (Rc), per esempio, area portuale in cui tra navi e aliscafi si susseguono più di 100 approdi al giorno, nel periodo che va dal 16 luglio al 13 agosto è stata registrata una media che supera di quasi 10 volte la concentrazione di NO2 ritenuta tollerabile dell’OMS; nel mese di ottobre, quindi in bassa stagione, a Napoli le concentrazioni hanno superato tale limite di 7,8 volte. Genova è la 34esima città d'Europa in ordine di inquinamento da biossido di Azoto. E allarmanti sono i dati raccolti anche a La Spezia, Livorno e Ancona. Tutto a causa dell'intenso traffico marittimo.
 
Non è un caso che, secondo lo studio Transport&Environment, l'Italia risultasse già nel febbraio 2022 al primo posto per le emissioni generate dalle attività delle navi nei porti e la terza in Europa per l'inquinamento derivato dalla logistica portuale (trasporto, carico e scarico delle merci, etc.). Ciò perché rispetto ad altri paesi abbiamo un maggior numero di approdi, certo, ma anche perché ci sono numerose navi, gasiere, commerciali, da crociera, che restano ormeggiate lungo le nostre banchine coi motori accesi a poche decine di metri dalle finestre dei residenti.
 
Il biossido di azoto è causa di asma, infarti, disturbi cardio circolatori e altera lo sviluppo cognitivo nei bambini. Ha anche effetti negativi sulle colture e, in quanto gas a effetto serra, accelera il riscaldamento globale.
 
La rete internazionale di Ong che ha raccolto i dati per Facciamo respirare il Mediterraneo chiede agli Stati che si affacciano sul Mediterraneo di istituire un'area di controllo delle emissioni di azoto. 
Le soluzioni tecniche per prevenire questa forma di inquinamento esistono. Nel Mare del Nord e nel Mar Baltico, per esempio, sono stati posti limiti concreti alle navi. Una misura che se adottata anche nei nostri mari, porterebbe a una riduzione delle emissioni nocive fino al 70%.
 
C'è da augurarsi che nello stanziare 1,6 miliardi di euro per lo sviluppo delle infrastrutture portuali e dell'industria crocieristica nel triennio 2024-2026, il nostro paese abbia considerato anche gli effetti collaterali. 
 
 

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