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"Suwarrow, l'isola
dei miei sogni"


15-12-2009

Un breve testo a firma di Giorgio Casti dedicato all'isola che ospitò il neozelandese Tom Neale e dove "Miranda V", la barca della redazione di Bolina approdò nel 2000.

Proponiamo in ricordo di Giorgio Casti, fondatore e direttore storico di Bolina fino al 2005 scomparso lo scorso 30 novembre, un estratto dal suo Blog dedicato alla vela. A volte mi chiedono quale sia il luogo più bello o che ricordo più volentieri dei miei viaggi in barca. Non si può rispondere solo con il nome di una località, un'isola, un villaggio. Dei viaggi rimangono ricordi della vita a bordo, del mare osservato dal pozzetto, di albe, di tramonti, di momenti difficili, di incontri. Ci penso bene e un luogo mi resta nelle memoria più forte degli altri: Suwarrow. Non perché sia migliore di altri ma perché è sperduto nell'oceano. A guardare la carta del Pacifico è davvero un puntino a 13° a Sud dell'Equatore e a 163° a Ovest, dall'altra parte del mondo. L'isola più vicina è Samoa a 250 miglia (circa 500 chilometri), altre terre sono le isole più a Ovest della Polinesia a 700 miglia (1400 chilometri) e quelle più settentrionali delle Tonga, ancora a 700 miglia. Suwarrow è un atollo, piccole isolette a cerchio intorno a una laguna. Per fare scalo a Suwarrow bisogna entrare in un passaggio tra la barriera di corallo con l'acqua che a intervalli entra ed esce dall'atollo formando delle forti correnti anche violente. Un passaggio difficile per una barca a vela. Ovvero, come tutti i passaggi delle lagune è complicato prima di farlo, poi sembra più agevole. L'isola più grande, nel punto più ampio è di 270 metri e si può girargli intorno a piedi in alcune ore, tutto l'atollo ha un'estensione massima di 90 miglia. L'ancoraggio è davanti all'isola più grande. Un ancoraggio difficile, profondo tra i 15 ei 20 metri e con la barriera interna che forma un piccolo bacino, che in caso di maltempo può diventare una trappola. Infatti molte barche qui sono affondate. Il pensiero di essere in un punto così lontano da tutto fa diventare quel luogo indimenticabile. Poi in questo atollo aleggia il ricordo di un signore neozelandese, Tom Neal, che fra gli anni 50 e 70 vi visse da solo in due intervalli per 11 anni. A Suwarrow c'è ancora la casa di Neal, con le stanze arredate come lui le lasciò, il suo studio, la cucina, gli attrezzi per mantenere l'orto, il machete per tagliare i cocchi, la riversa d'acqua potabile in due serbatoi distinti. Ogni anno in questo atollo fanno scalo qualche decina di barche a vela, un centinaio di persone provenienti da ogni parte del mondo spinte anche dalla storia di Tom, e chi scende nell'isola si prende il compito di tenere la casa e il terreno intorno in ordine. Forse è per tutte queste cose che Suwarrow è lo scalo che ricordo più volentieri.

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