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Addio Fogar, maestro di coraggio


29-08-2005

L'esploratore e navigatore Ambrogio Fogar si è spento nella notte tra il 23 e il 24 agosto nella sua casa di Milano. Aveva 64 anni. A lui il grande merito, tra gli altri, d'essere stato in Italia tra i pionieri della vela sportiva.

Addio Fogar, maestro di coraggio
Ambrogio Fogar è morto nella notte tra il 23 e il 24 agosto nella sua casa di Milano. Il decesso è avvenuto poco prima delle due per arresto cardiocircolatorio. Sessantaquattro anni compiuti il 13 agosto, nel 1992 Fogar era rimasto paralizzato in seguito a un incidente nel raid automobilistico "Parigi-Mosca-Pechino". Costretto all'immobilità, parlava e respirava solo grazie alle macchine ma le sue condizioni di salute negli ultimi tempi erano peggiorate. Velista, scalatore, paracadutista, pilota di aerei acrobatici, Ambrogio Fogar ha incarnato per anni lo spirito dell'avventura, il gusto per l'impresa sportiva, anche estrema, spinto dalla sua passione per i viaggi e l'esplorazione. Già a 18 anni aveva attraversato per due volte le Alpi con gli sci, poi si era dedicato ai lanci con il paracadute e al volo acrobatico. Appassionato di mare, è proprio con la vela che Fogar acquista notorietà. Nel 1972 partecipa alla celebre "Ostar", regata in solitario dall'Inghilterra agli Stati Uniti (che corse anche nel 1976) e nel 1973 partecipa alla transatlantica Città del Capo-Rio de Janeiro. Dal novembre del 1973 al dicembre del 1974 compie il giro del mondo in solitario da Est a Ovest contro i venti e le correnti dominanti, un'impresa eccezionale per l'epoca che nessun altro italiano ha ripetuto. Non sempre però va tutto liscio. Nel 1978 durante il tentativo di circumnavigazione dell'Antartide a bordo del "Surprise", la barca viene affondata da un'orca al largo delle isole Falkland: Fogar va alla deriva su una zattera per 74 giorni insieme all'amico giornalista Mauro Mancini, ma dopo essere stati tratti in salvo da un mercantile, Mancini perde la vita. Negli anni successivi seguono altre imprese questa volta tra i ghiacci, tra cui il tentativo di raggiungere in solitario il Polo Nord. Dopodiché Fogar, ormai personaggio famoso, approda in televisione dove conduce con successo trasmissioni di viaggi e avventure intorno al mondo. Affascinato dal deserto partecipa successivamente alla "Parigi-Dakar" e al "Rally dei Faraoni". Poi il tragico incidente: nel 1992 durante il raid "Parigi-Mosca-Pechino", il fuoristrada dove viaggia colpisce una roccia, si capovolge e Fogar si ritrova con la seconda vertebra cervicale spezzata. Da quel momento l'immobilità assoluta e uno shock emotivo fortissimo. Ma Fogar non si arrende alla malattia. Assistito da un'equipe di medici e dai familiari continua a testimoniare il suo attaccamento alla vita, s'impegna in campagne di sensibilizzazione a favore dei disabili, scrive libri, compie un periplo dell'Italia in barca a vela su una speciale sedia a rotelle basculante. Ora anche quest'ultima avventura, la più difficile della sua vita, si è conclusa.

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