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Dci per natanti non CE
occhio agli speculatori


30-05-2024

C'è ancora incertezza sugli iter da seguire e gli importi che i proprietari di unità antecedenti il 1998 dovranno versare al fine di navigare in acque territoriali straniere

Dci per natanti non CE
occhio agli speculatori
Col decreto Made in Italy dello scorso dicembre il Ministero dei Trasporti italiano ha introdotto una certificazione funzionale al riconoscimento del possesso e della nazionalità italiana dei natanti da diporto che navigano in acque territoriali straniere. Per ottenere tale attestazione i proprietari devono presentarsi presso uno sportello telematico dell'automobilista con in mano la seguente documentazione:
per le unità marcate CE, dichiarazione di costruzione o importazione (DCI) dell'unità da richiedere a Confindustria nautica al prezzo di 25 euro;
per quelle non marcate CE, dichiarazione di costruzione o importazione (DCI) unita al certificato di omologazione con dichiarazione di conformità del costruttore o a un'attestazione di idoneità rilasciata da un ente notificato. 
In entrambi i casi il tutto va poi accompagnato da un'autocertificazione attestante la proprietà del mezzo e al pagamento di 23,70 euro di "diritti e compensi" e di 16 euro per la marca da bollo.
 
Purtroppo però, come abbiamo sottolineato in un recente approfondimento dal titolo Natanti all'estero: documenti e costi e pubblicato su Bolina 2, non è ancora stato chiarito che tipo di attestazione di idoneità sia richiesta (entro le 6 miglia? entro le 12 miglia?), né quale sarà il costo di tale operazione per i proprietari di unità non marcate CE i quali dovranno giocoforza incaricare (e pagare) un ente tecnico notificato.
 
Qualcuno ha ipotizzato un prezzo intorno ai 430 euro qualora l'attestazione richiesta sia quella entro le 12 miglia. Fatto sta che tutti gli organismi notificati brancolano nel buio e prendono tempo nell'attesa di ricevere chiarimenti da parte del Ministero. 
Le tariffe dovrebbero essere allineate, ma sembra che qualcuno si sia già messo a spararla grossa senza per altro la certezza della certificazione richiesta.
 
Se il proposito di tale provvedimento era non solo promuovere il mercato dei natanti, ma anche quello di arginare l'esodo delle unità italiane verso le bandiere estere, bisognerà pensare a una scontistica ad hoc, perché tra la visita del perito, il varo e il successivo alaggio e le pratiche per la Dci si prospettano cifre stratosferiche. Certamente più costose che passare alla bandiera polacca per esempio e scrollarsi di dosso l'ennesimo groviglio burocratico italiano del quale per altro non c'è garanzia di recepimento da parte delle autorità estere (ad oggi, per esempio, non esiste alcun accordo bilaterale tra il Governo italiano e gli omologhi croati, greci e albanesi).
 
Quindi prima di avviare le suddette pratiche, si raccomanda a tutti gli interessati massima cautela e di attendere, ancora e pazientemente, che sulla questione venga fatta chiarezza.
Buon vento!
 
 

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