aprile2025
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Dinghy 12 p: il nuovo campione.
La scheda della barca


05-09-2016

Il ligure Vittorio D'Albertas bissa il successo del 2014 e si laurea campione nazionale. In appendice una breve storia della deriva progettata da George Cockshott.

Dinghy 12 p: il nuovo campione.
La scheda della barca

Vittorio D’Albertas (CV Santa Margherita Ligure) è il nuovo compione di classe Dinghy 12'.  Il titolo è stato consegnato al velista ligure, già campione nel 2014, al termine di cinque prove disputate tra il 31 agosto e il 3 settembre a Monfalcone nel corso dell’81° Campionato nazionale di classe, organizzato dallo Yacht Club Hannibal.
Al secondo posto, con soli tre punti di distacco, troviamo il veneziano Massimo Schiavon (CN Chioggia), terzo Ubaldo Bruni (CC Roggero di Lauria).
Antonio Anghileri (SC Lecco) ha invece conquistato la prima posizione tra i dinghy classici, mentre nella categoria femminile Paola Randazzo (CV Sicilia) ha fatto suo il decimo titolo nazionale.

Classifica
1. D’Albertas Vittorio (CV Santa Margherita Ligure)
2. Schiavon Massimo (CN Chioggia)
3. Bruni Ubaldo (CC Roggero Lauria)
4. Jannello Filippo (CV Santa Margherita Ligure)
5. Poljsak Lara (YC Portoroz)

Classici: 1. Anghileri Antonio “Toni” (SC Como)
Under 28: 1. Poljsak Lara (YC Portoroz)
Master: 1. Bruni Ubaldo (CC Roggero Lauria)
Super Master: 1. Giorgio Sanzini (CV Tiberino)
Trofeo Barca d'epoca “Francesco Bariffi”: Ferruccio Ranza (YC Hannibal)

 

12 PIEDI, ALTRO CHE D’EPOCA!

Alla fine dell’Ottocento, in Inghilterra, le piccole imbarcazioni a vela  identificate con il nome di Dinghy si assomigliavano un po’ tutte: scafo con fasciame sovrapposto (denominato “a clinker”), poppa con specchio verticale, bordo libero libero alto quanto bastava, albero con vela al terzo e due banchi per vogare.
Fu nel 1913 che l’I.Y.R.U. (la Federazione internazionale della vela di allora, ora ISAF) ebbe l’idea di indire un concorso per la progettazione di una deriva in grado di unificare i diversi modelli di “tender” con cui gli armatori dei grandi yacht si sfidavano in regate nelle rade e nei porti del Nord Europa.
Tra i partecipanti al concorso, anche il britannico George  Cockshott che vinse il concorso con il suo Dinghy 12’ (3,67 m, l’apostrofo sta a indicare la misura inglese in piedi).
Cockshott non poteva certo immaginare quale successo avrebbe avuto la sua creatura: maneggevole, economica e particolarmente adatta al diporto nautico, il Dinghy 12’ si diffuse con estrema rapidità rivelandosi, sotto vela, imbarcazione molto tecnica ed evoluta.
A questa classe va anche riconosciuto il merito, grazie alle dimensioni e al costo contenuto, di avere diffuso all’inizio del Secolo scorso lo sport della vela a livello popolare e di avere formato ottimi timonieri per le regate.
Diffusosi rapidamente in molti Paesi, il Dinghy 12’ fu riconosciuto nel 1919 lo “status” di Stazza Internazionale e ammesso come classe “en solitarie” alle  Olimpiadi del 1920 e 1928. La partecipazione alle Olimpiadi di quegli anni, introdusse questa deriva anche nel nostro Paese dove le prime imbarcazioni furono costruite nel 1929, mentre nel 1931 si tenne il primo Campionato Italiano.
Nonostante dal quell’ormai lontano 1913 siano passati poco meno di cento anni, oggi troviamo questo “quasi” quattro metri, dalle linee tradizionali e dall’insolito scafo con fasciame a clinker, attraversare un periodo di grande successo: diffusione in continua crescita e attività agonistica molto intensa con regate sempre più affollate.


 

Il merito di questo successo nel nostro Paese va ricercato nell’impegno sempre crescente dell’Associazione di Classe, che in poco tempo è riuscita, modificando il meno possibile senza snaturare l’identità originaria del progetto di Cockshott, a stimolare amori sopiti e creare nuovi appassionati affascinati da questa deriva con vela al terzo.

All’interno della Classe vivono attualmente due “anime”: da una parte quella dei “progressisti” che, pur nell’osservanza di conservazione dell’identità, utilizzano anche scafi in vetroresina con doppiofondo, alberi in alluminio e barche super attrezzate. Dall’altra quella del “conservatori”, appassionati del Dinghy d’epoca che ricercano barche da restaurare con le quali regatano preservandone l’assoluta originalità.
Vi è infatti in seno alla classe la “Sezione Classici” con tanto di Trofeo Nazionale Dinghy Classici dove scafo, albero e boma devono essere rigorosamente in legno.
Ma non è tutto: tra i classici viene disputato a Luino, sul Lago Maggiore, anche il Trofeo Internazionale Master Over 60 che ha tra i suoi ideatori Enrico Corsi, milanese di nascita ma luinese di adozione che dopo avere dato vita alla classe Meteor monotipo è stato ed è uno dei trascinatori dei Dinghy 12’ rigorosamente classici, come lui stesso ama precisare.

Il Regolamento di Stazza non impone eccessive limitazioni relativamente all’attrezzatura lasciando così molto spazio alle soluzioni più personalizzate. Una delle poche restrizioni recita: “la drizza dovrà essere rinviata entrobordo con un bozzello fissato alla ruota di prua”.
Di conseguenza l’attrezzatura acquista un peso rilevante per la funzionalità delle manovre: la via più seguita è quella di semplificare e razionalizzare quanto più possibile (non disdegnando la leggerezza) consentendo nel contempo un facile acceso alle manovre, evitando di trasformare il pozzetto in una sorta di trappola.
Il fatto, infine, di non avere uno scafo veloce e planante rende il Dinghy 12 piedi un’imbarcazione decisamente tecnica che necessita di buona dose di sensibilità da parte del timoniere.

La Classe Dinghy 12 Piedi ha sede a Milano, C.so Magenta 24, tel 02/43925304, e-mail .
Ben strutturato è ricco di informazioni è anche il sito dell’associazione di classe disponibile all’indirizzo:
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Per chi invece è interessato alla sezione “Dinghy Classici”, da visitare
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(articolo pubblicato su Bolina di maggio 2007 a firma Luigi Ciccarone)

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