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La vetroresina nel piatto


08-07-2024

Uno studio inglese rileva una preoccupante quantità di particelle di fibra di vetro nelle ostriche e nelle cozze delle acque Britanniche

La vetroresina nel piatto
Un recente studio condotto dalle Università di Brighton e Portsmouth, ha individuato la presenza di elevati livelli di particelle di fibra di vetro nelle ostriche e nelle cozze del Regno Unito. Un dato allarmante che dimostra che la vetroresina non è imperitura, ma passibile di progressiva disgregazione, e che sancisce ufficialmente l'ingresso della plastica rinforzata con vetro (Grp) nella catena alimentare marina sollevando serie preoccupazioni ambientali e sanitarie.
 
Utilizzando un micro spettroscopio i ricercatori hanno rilevato particelle di Grp nei tessuti molli di ostriche e cozze raccolte nei pressi di un cantiere navale del porto di Chichester, nell'Inghilterra meridionale. I risultati indicano una contaminazione significativa: fino a 11.220 particelle di fibra di vetro per chilogrammo nelle ostriche e 2.740 particelle per chilogrammo nelle cozze.
 
“I nostri risultati – ha commentato la dott.ssa Corina Ciocan, biologa marina presso l'Università di Brighton – indicano un livello allarmante di contaminazione da Grp nella vita marina. Questo studio è il primo a documentare una contaminazione così diffusa nelle popolazioni naturali di bivalvi”.
 
Largamente impiegata nella cantieristica sin dagli Anni 60, la vetroresina è il materiale di cui oggi è costituito l'80 per cento delle imbarcazioni da diporto nel mondo. Solo recentemente tuttavia, ci si è posti il problema dello smaltimento delle imbarcazioni a fine-vita, senza per altro riuscire a risolverlo. 
La totale mancanza di lungimiranza mostrata dal genere umano nella sua rincorsa al progresso è un limite dal quale ancora non siamo riusciti a emanciparci. Malgrado sul versante dei materiali esistano alternative concrete (dal legno al ferro, dall'alluminio ai nuovi compositi riciclabili) i più importanti cantieri continuano a sfornare ogni anno migliaia di unità non riciclabili e le barche in vetroresina vengono ancora abbandonate in modo improprio finendo così per frammentarsi nelle particelle che contaminano le acque e gli ecosistemi marini. Ma attenzione: il rilascio di microscopiche porzioni di vetroresina avviene anche nella lavorazione di questo materiale e nelle ordinarie operazioni di manutenzione.
 
Ovviamente l'accumulo di Grp nei bivalvi rappresenta non solo una minaccia per la loro salute, interferendo con i loro sistemi digestivi e causando stress fisiologico, ma potrebbe avere ripercussioni significative anche per la salute di chi se ne alimenta.
 
Insomma, c'era davvero bisogno di arrivare a trovarsi "pezzi di barca" nel piatto per capire che la vetroresina non è mai stata, né potrà mai essere sostenibile? 
 
 
 

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