Lo skipper di Ibsa conclude con merito la sua transatlantica in equipaggio dal Canada alla Francia
In dieci nell'arco di 10 miglia. Così il gruppo di testa dei Class 40 impegnati nella Quabec - Saint Malo, transtalantica in equipaggio dal Canada alla Francia, ha raggiunto il traguardo quasi compatto con Achille Nebout su Amarris 1° oltre la linea d'arrivo il 15 luglio alle ore 15,21 dopo 14 giorni 19 ore e 6 minuti di navigazione.
Sono poi seguiti Legallais di Fabien Delahaye (ore 15.51)
, Vouge avec un Chron di Pierre Louis-Attwell (ore 15.55)
e La Boulangère Bio di Ameélia Grassi (ore 16.02) al comando dell'equipaggio tutto al femminile
sul quale era imbarcata anche la nostra Giulia Conti, poi costretta a sbarcare l'8 luglio nelle isole di Saint-Pierre e Miquelon
dopo essere stata vittima di un incidente che le è costato la rottura di una costola.
Dopo l'affondamento di Acrobatica di Alberto Riva in seguito all'impatto con un oggetto non identificato
e l'abbandono di Alla Grande - Pirelli di Ambrogio Beccaria costretto a riparare a Horta a causa di una importante delaminazione generatasi in modalità analoghe a quelle dell'amico-avversario,
l'unico italiano rimasto in gara è Alberto Bona che su Ibsa insieme a Luca Rosetti e Pablo Santurde del Arco,
in sei giorni ha ridotto il distacco con Amarris di ben 220 miglia fino a tagliare il traguardo alle ore 16,34 con un buon 6° posto, che segue il 5° alla
Transat Cic dello scorso maggio.
Davvero un'ottima prova per il navigatore torinese che si conferma uno dei concorrenti più talentuosi della categoria.
Primo in tempo reale alle ore 14,58 Atlas Ocean Racing, il Vor70 del franco-canadese Giles Barbot uno dei quattro sfidanti in classe Maxi con percorso maggiorato (con boe di disimpegno a sinistra di Saint-Pierre e Miquelon e del Fastnet).
“È stata una regata emozionante e mi è piaciuta molto - ha dichiarato Alberto Bona - perché abbiamo vissuto tutte le condizioni possibili e diversi modi di navigare. Abbiamo fatto due giorni di fiume per me inediti, poi abbiamo passato i banchi di Terranova, ci siamo spinti in cerca delle depressioni fino al grande Nord, tanto che ci siamo trovati a 350 miglia dalla Groenlandia. Non avevo mai navigato così tanto a Nord, dove il mare è di un blu che non avevo mai visto. È stata una regata difficile perché il meteo non era mai costante. Quando ci siamo trovati in coda al gruppo - e i modelli davano fino a 400 miglia di ritardo - non ci siamo scoraggiati. Questo ha cambiato tutto: abbiamo iniziato a recuperare, senza mai mollare. Chiudere sesti in mare e settimi in classifica, a meno di dieci miglia dal primo, viste le condizioni e le premesse, è un buon risultato”.