Dopo 25 giorni di navigazione senza interruzioni a una velocità media di 32,2 nodi, anche Thomas Coville, lo skipper del trimarano Sodebo Ultim 3 impegnato nel giro del mondo in solitario Arkea Ultim Challenge, ha dovuto mettere un freno alla sua corsa.

Nella notte tra il 31 gennaio e il 1° febbraio ha fatto scalo a Hobarth, in Tasmania, per riparare il pulpito di prua parzialmente divelto. A questa appendice è infatti assicurato il trampolino di sinistra che, nelle condizioni attuali, impedisce al navigatore di muoversi agilmente in coperta.

"Si tratta – spiegano dal team di Sodebo – di elementi essenziali per procedere in sicurezza, senza il rischio di cadere in acqua". "Non mi sento in grado – aggiunge Coville – di impegnarmi in questo modo nell'Oceano Pacifico".

 

Un vero peccato perché la sua sosta per regolamento non può durare meno di 24 ore e con ogni probabilità non riuscirà a recuperare le miglia necessarie per restare, come era stato finora, in seconda 2° posizione dietro Charles Caudrelier.

Ne approfitterà Armel Le Cleach su che per il momento però ha scelto una strategia conservativa, entrando in Oceano Pacifico attraverso lo stretto di Bass (tra l'Australia e la Tasmania) e navigando lungo la costa australiana a velocità ridotta per effettuare anche lui un check in mare al suo Maxi Banque Populaire prima del grande salto.

 

Caudrelier del resto è ormai imprendibile. Nel cuore dell'Oceano Pacifico sul suo Maxi Edmond de Rothschild, ha raggiunto il cosiddetto point Nemo (48°52' Sud e 123°23' Ovest), ovvero il punto del globo più lontano da qualsiasi terra. Gli uomini a lui più vicini, ironizza in un comunicato l'organizzazione di regata, sono quelli che occupano la Stazione Spaziale Internazionale in orbita a 400 chilometri di altitudine.