Prosegue la circumnavigazione dello Stivale da Roma a Trieste su Namastè, un Etap 28i, non senza qualche sorpresa, come il fenomeno dell’acqua alta a Ischia Porto
Sembrava fosse tutto perfetto per mettere Ventotene nel mirino, lasciando l’ancoraggio di Anzio dopo una notte tutto sommato tranquilla. Avrei allargato dalla costa per puntare la più meridionale delle isole Pontine, quella striscia di tufo in mezzo al mare che conosce altri ritmi e che vanta una lingua tutta sua, un mix di campano con contaminazioni romanesche e alcune scivolate nel dialetto tra Latina e Gaeta.
Un’isola unica, il suo porto Romano è una delle meraviglie del nostro Mediterraneo, un ridosso voluto da Augusto durante il suo impero e che ancora oggi riesce ad accogliere le nostre barchette: l’ingresso stretto obbliga a entrare di prua, disegnando una “L” e seguendo passo passo il gommone degli ormeggiatori, fino a trovarsi davanti a una parete di tufo verticale. Sbalorditivo, altro che Mahon o Bonifacio.
E invece dopo appena 4 ore di navigazione un rumore metallico attira la mia attenzione: uno inconsueto, perché come ben sanno tutti i navigatori, una barca a vela in movimento produce una melodia tutta sua, come succede in terraferma a ogni mountainbike in azione. Cigolii, rumori acuti, un tamburellare metallico e poi l’acqua che “frigge” contro la carena …e così dopo un po’ si impara a conoscerli, perciò quella nota che suona “fuori dal coro” la si individua subito.