Fiumicino: proteste per l'approdo
trasformato in scalo crocieristico
La Royal Caribbean ha acquisito l'area alla foce del Tevere che doveva ospitare un marina; vi attraccheranno navi da oltre 300 metri. Un progetto che rischia di far saltare il precario equilibrio idrogeologico del litorale.
Montano le proteste di residenti e associazioni ambientaliste contro la nuova destinazione dell'ex porto turistico di Fiumicino. La foce del Tevere tra l'Isola Sacra e l'Idroscalo, una delle zone del litorale laziale a più alto rischio idrogeologico, in futuro pare destinata infatti a ospitare un terminal crociere in grado di accogliere navi di oltre 350 metri. A realizzare la struttura sarà il colosso norvegese-statunitense Royal Caribbean il quale lo scorso 18 ottobre, tramite la sua controllata Fiumicino Waterfront, ha iniziato l'iter di acquisizione della Iniziative Portuali, società titolare della concessione dell'area dove doveva sorgere il Porto della Concordia; struttura avviata da Francesco Bellavista Caltagirone andata in fallimento nel 2018. Si tratta di un'operazione del valore di 11 milioni di euro il cui iter si concluderà il 19 febbraio.
Alla realizzazione del polo crocieristico in realtà si lavora da anni, anche se la cosa sembra essere passata inosservata. Royal Caribbean e Invitalia (agenzia del ministero dell'Economia e socio di minoranza di Iniziative Portuali) già nel marzo 2019 avevano infatti sottoscritto un accordo con la Regione Lazio in cui si dicevano disposti ad acquisire l'area purché la nuova società concessionaria ottenesse la variante per introdurre lo scalo crocieristico nel porto. Presentato il progetto, la Regione avviò una conferenza di servizi preliminare a cui seguirono pareri critici da parte del ministero dell'Ambiente, considerato che la zona è soggetta a erosione costiera, mareggiate e alluvioni periodiche. Anche le associazioni locali, riunite nella rete “Tavoli del Porto” chiesero (e continuano a chidere) agli enti locali maggiori chiarimenti sul nuovo progetto e le procedure di revoca della vecchia concessione. Il Comune di Fiumicino (competente della concessione) il 23 dicembre pare abbia pubblicato un invito a presentare eventuali pareri contrari all'iniziativa; invito andato deserto perché sembra che nessuno ne sapesse nulla, la stessa Regione ha ammesso di non esserne stata a conoscenza.
La situazione è dunque che procede, senza trovare ostacoli amministrativi, l'iter del megaprogetto per accogliere giganti del mare come la Oasis, città galleggiante da 5.700 passeggeri, e che prevede anche 700 posti barca di cui 570 per scafi superiori ai 16 metri e 30 per megayacht fino a 110 metri. Un approdo che non tiene minimamente conto, quindi, della normale nautica da diporto e che prevede vasti insediamenti a terra, che comprendono una stazione marittima, una darsena con alberghi, cantieri e un'area commerciale. Una ennesima colata di cemento che spazzerà via anche i caratteristici “bilancioni da pesca”, desertificherà le spiagge del litorale e aggraverà l'inquinamento atmosferico e acustico. Come temono infatti i residenti, il nuovo scalo non potrà che aggravare l'impatto ambientale su una zona che ospita già un aeroporto internazionale, il Porto Turistico di Ostia e una rete stradale per raggiungere la Capitale già congestionata.
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