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Incidente AC 72 Artemis:
l'analisi meteorologica


13-05-2013

Nella rovinosa scuffia del'AC 72 del team svedese costata la vita Andrew Simpson hanno contribuito poco le condizioni meteorologiche che risultavano intense, ma non violente.

Incidente AC 72 Artemis:
l'analisi meteorologica

L’incidente occorso il 9 maggio nella Baia di S. Francisco al maxi catamarano svedese Artemis causando la morte di Andrew “Bart” Simpson, pone alcuni interrogativi sul rapporto esistente fra imbarcazioni di questo  tipo e le condizioni meteomarine. In effetti, la Baia di S, Francisco è caratterizzata da venti in media compresi fra 3 e 5 Beaufort, ma che possono raggiungere forti intensità e, soprattutto, assumere il regime di raffica. Le statistiche per il mese di maggio, mostrano intensità medie di 12.2 nodi (che, di per sé, è un discreto valore)con punte (medie)di 28 nodi,  direzione media da 190° e massime intensità di 33 nodi, sempre dalla stessa direzione. Nel  giorno in questione, la punta massima del vento è stata di 26 nodi, seppur considerando che, in mare aperto, tale valore potrebbe anche essere stato superato.  A questo fattore dev’essere aggiunta l’azione delle corenti marine superficiali, anch’esse intense nell’area in parola, e che possono raggiungere intensità di circa 1,8 – 1,9 nodi. Si consideri che esse, se contrarie alla direzione del vento, tendono a far aumentare la ripidità del moto ondoso, complicando il governo dell’imbarcazione.  Secondo le prime ricostruzioni, la barca si sarebbe capovolta per un cedimento strutturale: una delle due traverse che tengono insiseme i due scafi di Artemis si sarebbe spaccata con il conseguente collasso dell’ala rigida. Considerando che i venti erano sostenuti, ma non fortissimi, si è portati a ritenere che i catamarani superveloci della classe AC72  siano barche complesse da gestire in condizioni meteo – marine intense, sì, ma non violente, segnatamente in zone dove la climatologia locale caratterizza vigorosi regimi di raffica. 


Gian Carlo Ruggeri
(Meteorologo)

 

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