La Transat Jacques Vabre
ai blocchi di partenza
Domenica 3 novembre salpa dal porto francese di Le Havre il primo dei tre scaglioni della flotta di questa regata atlantica in doppio. Gli altri seguiranno il 5 e l’8. L’arrivo è a Itajaí in Brasile. In gara anche una pattuglia di italiani.
Riflettori puntati sulla “Transat Jacques Vabre”, la regata atlantica in doppio che salpa domenica 3 novembre dal porto francese di Le Havre per raggiungere la città di Itajaí in Brasile. Sulla linea del via, questa classica competizione d’altura che si disputa ogni due anni e festeggia nel 2013 la ventesima edizione, schiera infatti una flotta di alto livello con i maggiori protagonisti della vela oceanica (da François Gabart e Michel Desjoyeaux, a Vincent Riou, Tanguy De La Motte e Bernard Stamm) e anche una pattuglia di agguerriti velisti italiani.
Quattro le classi in gara, con due monoscafi e due multiscafi. Nei primi la più affollata è quella dei Class 40 (12,18 m) con 25 concorrenti, gli Imoca (18,28 m) schierano invece 10 equipaggi. Per i multiscafi a scendere in acqua sono invece 6 Multi 50 (15,24 m) e 2 Mod 70 (21,20 m).
Gli italiani sono presenti nei Class 40 con Pietro d’Alì e Stefano Raspadori su “Fantastica” e con Gaetano Mura e Sam Manuard a bordo di “Bet1128”. Alessandro di Benedetto con Alberto Monaco partecipano invece su “Team Plastique” tra gli Imoca, mentre Andrea Mura è in coppia col francese Gilles Lamiré su “Rennes Metropole” tra i Multi 50.
Considerate le differenze tra le imbarcazioni che partecipano alla regata sono previste tre partenza differite. I primi a lasciare il porto atlantico di Le Havre il 3 novembre saranno i monoscafi (Class 40 e Imoca), quindi martedì 5 sarà la volta dei trimarani Multi 50 e venerdì 8 dei Mod 70. E proprio quest’ultimi, tra i monotipi più veloci del circuito d’altura, saranno invece i primi a essere attesi al porto brasiliano di Itajaí; a coprire il percorso atlantico di 5.450 miglia dovrebbero infatti impiegare non più di una dozzina di giorni. Molto dipenderà dalla condizioni meteorologiche e le conseguenti scelte tattiche. Una volta superato il temibile Golfo di Biscaglia, infatti, la flotta dovrà valutare come superare gli arcipelaghi di Madeira e delle Canarie, ma soprattutto come attraversare il “poit au noir” equatoriale, l’insidioso regno delle bonacce.
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