L'acidificazione oceanica
minaccia anche gli squali
La ricerca dell'Università Heinrich Heine di Düsseldorf dimostra come l'eccesso di anidride carbonica antropica comprometterà l'efficacia predatoria dei grandi pesci cartilaginei
L'acidificazione degli oceani deriva dall'eccesso di anidride carbonica di origine antropica che abbassa il pH marino: le proiezioni indicano un'acidità quasi dieci volte superiore all'attuale entro il 2300. Ciò, tra le altre cose, potrebbe compromettere l'efficacia predatoria degli squali rendendo i loro denti più fragili e vulnerabili. Lo dimostra la ricerca dell'Università Heinrich Heine di Düsseldorf pubblicata su Frontiers in Marine Science che ha simulato le condizioni oceaniche previste tra 225 anni esponendo alcuni campioni di denti di questi predatori ad acqua con pH 7,3 (scenario 2300) rispetto a condizioni attuali di pH 8,1.
I risultati mostrano corrosione significativa di radici, dentellature e corona, con crepe nello smalto e microfori che ne comprometterebbero la struttura. Benché gli squali rigenerino continuamente i denti, una maggiore acidificazione dell'acqua richiederebbe sostituzioni più frequenti, ostacolando la mineralizzazione e aumentando il dispendio energetico. E c'è di peggio: la compromissione dell'efficienza predatoria potrebbe alterare l'equilibrio delle catene alimentari marine, minacciando la sopravvivenza delle specie attualmente dominanti negli ecosistemi oceanici.
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