Malgrado le multe aumentano
le immatricolazioni all'estero
Intensificati i controlli su imbarcazioni battenti bandiera estera. A Trieste sono state comminate sanzioni per oltre 75.000 euro. Eppure il fenomeno del flagging out non accenna a diminuire
Il Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Trieste ha intensificato i controlli sulla nautica da diporto concentrandosi sul fenomeno del flagging out, ovvero imbarcazioni battenti bandiera estera ma di proprietà di cittadini italiani e utilizzate stabilmente nel nostro paese. Le verifiche, svolte in mare e nei porti turistici della regione nella prima settimana di novembre, hanno riguardato oltre 50 imbarcazioni di cui 8 non risultavano correttamente dichiarate ai fini fiscali. Il valore complessivo delle imbarcazioni non dichiarate ammonta a 2.548.500 euro, con sanzioni amministrative che superano i 75.000 euro.
Ciò nonostante il fenomeno della fuga dal registro italiano è in drammatica crescita. Lo conferma un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore il 16 novembre nel quale si fa il conto delle cancellazioni dal registro di bandiera che nel quinquennio 2019-2023 sono aumentate del 256%, raggiungendo picchi di 3.500 e 3.800 barche l'anno nel 2022 e 2023. Stiamo parlando dell 5% annuo della flotta nautica nazionale composta da circa 70.000 imbarcazioni.
Parallelamente, le immatricolazioni di unità nuove sono crollate del 76% tra il 2019 e il 2024, passando da 1.015 a sole 240 unità.
Confindustria Nautica stima una perdita per l'erario di 500 milioni di euro in cinque anni. Tra le cause principali dell'esodo l'associazione delle industrie di settore individua l'eccessiva burocrazia delle procedure amministrative e soprattutto la rimodulazione del calcolo dell'Iva sui contratti di leasing nautico introdotta nel 2020. Prima di tale modifica, l'Iva era calcolata solo sui canoni mensili; dal 2020 invece viene calcolata fin dall'inizio sull'intero valore dell'imbarcazione, rendendo molto più oneroso l'esborso iniziale per chi acquista con questo strumento finanziario.
Peccato però che le leggi e i decreti (Legge 27 dicembre 2019 n. 160 - commi 725-726 - e il Decreto-legge 16 luglio 2020 n. 76) per riformare la disciplina Iva sono state varate nel nostro paese per evitare sanzioni europee. La Commissione UE aveva infatti aperto una procedura di infrazione contro il nostro paese perché il vecchio sistema di calcolo dell'IVA sul leasing nautico era considerato troppo favorevole e non conforme alle normative europee.
Forse il problema risiede dunque altrove. Per esempio nella eccessiva pressione normativa esercitata dalla legislazione italiana su chi possiede una barca con misure che, lo abbiamo denunciato tante volte, sembrano finalizzate a favorire tutti fuorché chi va per mare. Basta passare in rassegna l'elenco di dotazioni, abilitazioni, licenze, revisioni e certificati necessari a navigare. Questioni che purtroppo i diportisti, che non hanno rappresentanza in parlamento né ai tavoli inisteriali, conoscono bene.
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