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Il portale pratico del mare domenica, 03 agosto 2025

Progetto Mediterranea
a zonzo per il Mare Nostrum


10-03-2023

Salpa ad aprile l'11° campagna del Mikado 60 di Simone Perotti, una spedizione tra Adriatico ed Egeo all'insegna della valorizzazione culturale, della ricerca scientifica, del rispetto ambientale e della formazione nautica

Progetto Mediterranea
a zonzo per il Mare Nostrum

Mentre nel Mediterraneo muoiono naviganti per mancato soccorso, o per “sottovalutazione” (dipende dalle interpretazioni), l'imbarcazione Mediterranea procede con i lavori invernali. Obiettivo: salpare a fine aprile da Marina di Ravenna per salire a Trieste e poi scendere giù lungo tutti i Balcani alla volta della Grecia e di Creta. Una diagonale quasi perfetta tra Nord Ovest e Sud Est, la rotta migliore per attraversare il Mediterraneo a bordo di un’imbarcazione a vela. Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia, Montenegro, Albania, Grecia, una straordinaria collana, che non vediamo l’ora di infilare perla a perla.

Tra aprile a ottobre saremo sempre in mare, che studieremo insieme a università e centri di ricerca, mentre cercheremo voci di intellettuali e uomini/donne di arte e cultura e mentre proseguiremo nella quotidiana opera di formazione nautica, di rispetto per il mare, di religiosa osservanza della sicurezza. E mentre faremo questo vivremo insieme, come una comunità, cercando nuove forme di relazione, dialogando come facevano gli uomini e le donne del Mare Nostrum prima di perdere pezzi della loro identità.
Consegneremo bandiere del Mediterraneo a sindaci e associazioni che operano a favore di questo mare, come ormai tradizione. Un gesto a cui attribuiamo un enorme significato, perché richiama alla responsabilità storica, culturale, antropologica e filosofica del nostro essere mediterranei. Spargere bandiere, come spargere semi, serve al nostro presente e al nostro futuro.

Di sicuro, ancora una volta, per l’undicesimo anno da quando nacque l’idea di Progetto Mediterranea, non navigheremo sei mesi consecutivi “solo” per il piacere di andar per mare. Un piacere che basterebbe già per andare avanti, tanto è forte e importante. Ma c’è dell’altro. I nostri antenati marinai, per secoli hanno utilizzato la navigazione come strumento, non come fine. Salire a bordo di una barca, con tutto quello che comporta nella preparazione, nella pianificazione, nella conduzione, nella gestione di equipaggio, materiali, rotte, porti, baie, sicurezza, è un atto complesso, che i nostri predecessori collegavano a un obiettivo. Non importa che si trattasse di sopravvivenza, commercio, trasporto di cose o persone: navigare era necessario per vivere. Navigare era salpare da qui e arrivare laggiù, incontrando mare, persone, solitudini. Un viaggio inevitabile, eppure così importante, parte di un uso, di una cultura.
Dunque navigare era identità, cioè caratteristica fondamentale di una cultura.

E a me piace pensare che, pur in minima parte, pur nell’epoca delle intelligenze artificiali, delle guerre informatiche, delle sfide di un futuro sempre più indecifrabile, la nostra imbarcazione salpi con questa identità mediterranea nel cuore. E se è vera la massima di Seneca, per cui “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, ci auguriamo i venti migliori.

 

(Simone Perotti)

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