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Stangata sulla nautica
con la tassa di stazionamento


05-12-2011

Tra le misure approvate dal Consiglio dei ministri domenica 4 dicembre, è stata annunciata anche l’introduzione di una tassa per le unità da diporto. Dovrebbe riguardare quelle oltre i 10 metri di lunghezza, a partire da maggio 2012.

Stangata sulla nautica
con la tassa di stazionamento

La stangata economica si appresta a colpire anche il settore della nautica. Il pacchetto di misure urgenti approvato con decreto legge domenica 4 dicembre dal Consiglio dei Ministri, e presentato in Parlamento in data odierna, dovrebbe prevedere anche l’introduzione di una tassa di stazionamento per le unità da diporto oltre i 10 metri di lunghezza. Quindi le imbarcazione e non i natanti.


La misura, secondo quanto indicato nella bozza della manovra, dovrebbe scattare a partire dal 1° maggio 2012 “per le navi e imbarcazioni da diporto nazionali ed estere che stazionano in porti marittimi nazionali, navighino o siano ancorate in acque pubbliche anche se in concessioni a privati.”
La tassa, da versare per ogni giorno o frazione di esso, sarebbe così suddivisa:

• 7 euro al giorno per le imbarcazioni da diporto di lunghezza da 10,01 metri a 12 metri;
• 12 euro al giorno per le imbarcazioni da diporto di lunghezza da 12,01 metri a 14 metri;
• 40 euro al giorno per le imbarcazioni da diporto di lunghezza da 14,01 metri a 17 metri;
• 75 euro al giorno per le imbarcazioni da diporto di lunghezza da 17,01 metri a 24 metri;
• 150 euro al giorno per le navi da diporto di lunghezza da 24 metri.


Queste somme, secondo quanto riportato nel provvedimento, sarebbero ridotte al 50 per cento per le unità da diporto che si trovano in secco, per i giorni effettivi di permanenza in rimessaggio. L’importo della riduzione, in questo caso è deducibile da quanto dovuto per gli anni successivi. Gli importi non deducibili potranno invece essere rimborsati con modalità da definire dall’Agenzia delle Entrate. La tassa di stazionamento non dovrebbe essere applicata alle navi e alle imbarcazioni da diporto di proprietà o in uso allo Stato e ad altri enti pubblici, a quelle obbligatorie di salvataggio, nonché ai battelli di servizio, purché questi rechino l’indicazione dell’imbarcazione o della nave al cui servizio sono posti.

Se fosse approvata in questi termini, questa misura sarebbe non solo la più dura che abbia mai colpito il settore della nautica da diporto, che in questo momento deve pure essere chiamato a dare il suo contributo, ma anche la più approssimativa. Unirebbe, infatti, in un unico calderone, senza distinzione, barche vecchie e nuove, a vela o a motore, italiane e straniere, ignorando per giunta un elemento primario come la potenza del motore.

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