Per il 2024 si annuncia un incremento d'intensità pari a quasi il doppio dei sistemi ciclonici previsti abitualmente da giugno a novembre
Il 1° giugno segna l'inizio della cosiddetta stagione degli uragani, periodo che formalmente si conclude il 30 novembre. Come è noto questi eventi atmosferici si formano principalmente nelle acque calde dei mari tropicali dando luogo a condizioni meteorologiche che possono diventare estreme. E sulla superficie del Nord Atlantico purtroppo ormai da due anni la temperatura è ben al di sopra della norma.
Il record storico è stato raggiunto (con + 5° anche nel nostro Mediterraneo) a luglio del 2023 con una media di 24,9°.
E se a ciò aggiungiamo quest'anno l'influenza di El Niño (fenomeno climatico che si verifica quando le acque superficiali dell'Oceano Pacifico centrale e orientale si riscaldano insolitamente con un impatto significativo sui modelli meteorologici globali), lo scenario futuribile diventa alquanto allarmante.
Secondo un recente studio di Météo France per la ventura stagione degli uragani si annuncia infatti un incremento d'intensità pari a quasi il doppio dei sistemi ciclonici previsti abitualmente in questo periodo. Michael Mann, ricercatore specializzato in climatologia e responsabile degli studi sugli uragani presso l'Università della Pennsylvania, si spinge oltre preannunciando che nel 2024 si verificheranno il maggior numero di fenomeni ciclonici mai registrati nel Nord Atlantico: dai 23 ai 39, contro i 14 abituali della stagione.
In media nelle ultime tre decadi, ci sono stati ogni anno 14 sistemi nominati, inclusi 7 sistemi abbastanza potenti da essere qualificati come uragani. Tra i più distruttivi ricordiamo Ian che soffiando fino a 156 nodi nel 2022 colpì la Florida, Cuba e il Golfo del Messico causando la morte di 150 persone e danni per oltre 112 miliardi di dollari.
Di solo sette anni prima il più potente mai registrato, Patricia che nel 2015 ha raggiunto venti di 215 nodi e una pressione minima di 872 millibar.
E in Mediterraneo?
In questi tempi di cambiamenti climatici purtroppo anche alle nostre latitudini si osserva con una certa frequenza la formazione di fenomeni denominati Medicane o Uragani Mediterranei che, sebbene meno intensi e di minori dimensioni, mostrano caratteristiche e meccanismi simili ai cicloni tropicali.
I Medicane posseggono una struttura nuvolosa circolare, a spirale, con un tipico occhio al centro, al cui contorno si riscontra un muro di nubi, con temporali.
Il diametro di tale struttura è di circa 190-200 chilometri, contro i 300-600 chilometri degli uragani tropicali.
In genere i cicloni mediterranei non penetrano nella terraferma, poiché traggono la loro energia dalla temperatura del mare: infatti, il periodo più probabile del verificarsi del Medicane è fra la fine di agosto-settembre, quando la temperatura superficiale del mare supera 26-27° C; motivo per cui il Mediterraneo meridionale è l’area più “votata” al verificarsi di tali fenomeni.
Come in oceano purtroppo in concomitanza con i valori crescenti della temperatura superficiale del mare la stagione dei Medicane può prolungarsi così come la loto intensità.