Vendée Globe: Pedote
ha tagliato il traguardo
Lo skipper fiorentino chiude il giro del mondo sul suo “Prysmian Group” alle 13,02 del 28 gennaio. È 7° su 33 concorrenti, ma per la conferma occorre attendere l'arrivo del francese Le Cam che ha un abbuono di tempo. Il suo è comunque il miglior risultato di un italiano in questa regata. Una gara superba.
La "suspense" è finita. Giancarlo Pedote alle 13,02 e 20 secondi di giovedì 28 gennaio ha finalmente tagliato il traguardo del Vendeè Globe a Les Sables d'Olonne a bordo del suo Prysmian Group conquistando un posto d'onore nell'albo d'oro della vela oceanica italiana e confermandosi un leader nel panorama internazionale della grande altura. Quello di Pedote è infatti il migliore risultato ottenuto da un velista tricolore al giro del mondo in solitario, l'Everest della Vela, la più dura e infida delle regate. Vittorio Malingri infatti nel 1992-93 non riuscì a concludere la gara per un'avaria al timone, Simone Bianchetti nel 2000-01 si classificò 12° seguito da Pasquale De Gregorio 15° e Alessandro Di Benedetto nel 2012-13 concluse 11° (ma con una bandiera francese a poppa).
Una superba prestazione quella di Pedote, che ha superato la linea d'arrivo sotto un cielo plumbeo volando sulle onde a 19 nodi e staccando di 44 minuti l'inseguitore Damien Seguin. Per completare il giro del globo ha impiegato 80 giorni, 22 ore, 42 minuti e 20 secondi. Il cronometro della gara indica che è settimo, ma per esserne certi bisognerà attendere l'arrivo del francese Jean Le Cam (su “Yes We Cam!”) che beneficia di un abbuono di 16 ore e 15 minuti per avere contribuito a salvare Kevin Escoffier. Ma non sarà comunque importante. Perché la gara del velista-filosofo fiorentino è stata comunque un successo. Soprattutto alla luce di un budget limitato rispetto a quello di molti supersponsorizzati skipper inglesi o francesi, e anche perché il navigatore toscano ha partecipato con una barca della vecchia generazione, varata nel 2105 e dotata di foil non competitivi. Un piccolo capolavoro di tattica il suo, portato a termine con in testa un mantra principale: “la cosa importante è finire il Vendée Globe”.
Su 33 skipper al via, poco dopo la partenza Pedote è 28°, poi all'altezza delle Azzorre è già 16° per passare in 13° posizione nella melassa dei venti dei Doldrums, da dove ha iniziato, lentamente, ad attaccare. Al traverso di Capo di Buona Speranza è infatti 10° e saldamente attaccato al gruppo di testa dal quale non si staccherà più. Poi, la gestione “responsabile” della barca nei 50 Ruggenti, fatta di “stop and go” sulla potenza delle vele (“un giochino molto bello, ma voglio uscirne, la mia speranza è quella di fare miglia”).
Doppiato il temibile Capo Horn in 9° posizione, il navigatore inizia la risalita dell'Atlantico sentendosi un po' a casa. Del resto non si arriva secondi alla Mini Transat o primi alla Transat Jacques Vabre per caso. E infatti sceglie e trova le traiettorie giuste, evita l'anticiclone di St Helena, stringe lungo le coste del Brasile per intercettare i venti giusti e taglia il parallelo dell'Equatore al 7° posto duettando con Damien Seguin (“Damien mi tiene occupato, non ho tempo di annoiarmi. Ottimizzo costantemente ogni impostazione”).
Poi lo sprint finale, con la barca stressata, la stanchezza accumulata e la preoccupazione di un errore fatale. «Non penso al traguardo né al risultato», dice, «è stata la mia filosofia dall'inizio e non la cambierò ora. Mi piace vivere il momento presente e ricordo che la classifica non dipende totalmente da noi. Non siamo a terra a giocare a ping-pong. Siamo in mare a giocare con un elemento che è sempre più forte di noi ed è lui che decide».
E la decisione è stata di essere benevolo con lo skipper fiorentino, che ha fatto una gara di testa, ma soprattutto di cuore, conquistando un risultato di cui può essere orgoglioso. E noi con lui. Bravo Giancarlo!
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